Il disagio psicologico è un particolare stato emotivo che può investire un individuo in una qualunque fase della vita. Questo stato è caratterizzato da una profonda sofferenza, che può ripercuotersi negativamente sulle relazioni affettive e sociali, sulla vita lavorativa o di studente. A volte la causa di tale disagio può essere determinata da eventi esterni come la perdita di una persona cara, la fine di una relazione affettiva, il trasferimento in un altra città. Altre volte, invece, non sembra esserci una causa precisa, ciò significa che il malessere è più profondo, legato alla struttura della personalità di un individuo. Quando ciò accade è importante innanzitutto parlarne, con un familiare, un amico/a, un insegnante…perché citando il libro dello psichiatra Dr. Luigi Cancrini, “bisogna dare parole al dolore”.
A volte però questo non basta, occorre avere il buon senso di rivolgersi ad uno specialista, in questo caso psicologo/a o psicoterapeuta nell’ambito di un centro di ascolto, del S.S.N.(Servizio Sanitario Nazionale) o presso uno studio privato.
Purtroppo, ancora oggi, è opinione diffusa che chi si rivolge ad una di queste strutture può essere stigmatizzato come “pazzo”; questa è una credenza frutto di pregiudizio. E’ vero che ci sono vari livelli di gravità nelle patologie mentali, in ogni caso non esiste una simile diagnosi.
Rientrano nel campo dei disturbi psichici i cosiddetti disturbi alimentari, nello specifico anoressia e bulimia nervosa.
Il nucleo di tali disturbi non è di natura dietetica, ma psichica. In altre parole anoressica non è la persona che mangia poco per perdere un po’ di peso. I sintomi che dovrebbero far scattare un campanello di allarme sono: il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o nei limiti di quello normale per età o altezza, nelle donne l’assenza del ciclo mestruale, la messa in atto di comportamenti quali il vomito indotto, l’uso eccessivo di lassativi o diuretici.
In questo caso è consigliabile rivolgersi a strutture competenti per affrontare le problematiche psicologiche che determinano tali condotte.
Per i familiari occorre agire con determinazione perché l’anoressica non vuole curarsi, rifiutare il cibo è per lei esercitare un controllo sulla propria vita.
Dal disagio psicologico si può uscire, non avendo paura di chiedere una mano…e trovare insieme la strada…One day, You fill your way

 

Elisabetta Diamanti – Psicologa