I DCA costituiscono al giorno d’oggi un’emergenza sanitaria, che non sembra in questo momento trovare un argine alla sua crescita esponenziale: si tratta del primo fenomeno di malattia globalizzata, legata a ciò che comunemente viene definito come “modernità”.
Due milioni di ragazzi, in Italia, soffrono di questi disturbi e decine di milioni di giovani nel mondo si ammalano ogni anno web link.
C’è concordanza nella comunità scientifica sull’età di insorgenza dei DCA, che si colloca tra i 10 e i 25 anni.
In un periodo storico e socio-culturale nel quale una meticolosa oculatezza è rivolta all’esteriorità, all’apparire, alla cura dell’involucro piuttosto che del contenuto, la patologia alimentare ha trovato la sua dimensione, si è modellata e plasmata con l’uomo e con il suo divenire.
In questo senso viene usata la parola “patoplasticità”: il disturbo è plastico, adattabile, mutevole, flessibile.
Per una diagnosi appropriata e dunque un trattamento efficace ed efficiente sono necessarie una visita medica, una visita psichiatrica ed una valutazione psicometrica.
La terapia dei soggetti con DCA è lunga, polistrutturata e multidimensionale. E’ necessaria la collaborazione di specialisti diversi (medici, psicologi/psicoterapeuti, nutrizionisti, infermieri, endocrinologi, educatori, terapeuti della famiglia).
La maggior parte delle Regioni italiane possiede reti incomplete di assistenza. Il cittadino deve, da solo, coordinare gli interventi terapeutici e i livelli di assistenza necessari.
Un sistema assistenziale-terapeutico a rete è un sistema che produce risultati di maggior fruibilità ed accessibilità per il cittadino, ponendo alle sue basi un modello d’approccio integrato.
E’ solo attraverso la motivazione (oltre che del paziente, del personale) e la qualificazione, che si può raggiungere l’obiettivo di un programma terapeutico con criteri di adeguatezza e appropriatezza assistenziale: i cambiamenti si fanno con e per mezzo delle persone.
Estratto dalla Tesi di Laurea “Disturbi del Comportamento alimentare” di Valentina Ugolini – Università degli Studi di Perugia